La grande distanza tra fedeltà e ingenuità nei rapporti di lavoro.

Lavoro per soldi. Se vuoi lealtà, assumi un cane.

Circola da un po’ questa foto qui (la stessa dell’header ma la ripropongo in dettaglio di seguito):

La fotografia riprende una persona di spalle con un foglio attaccato alla sedia, che recita “I work for money. If you want loyalty, hire a dog.” ossia “Lavoro per soldi. Se vuoi lealtà, assumi un cane”. La prima volta che ho visto quest’immagine mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca ma non ci ho dato molto peso. Nel frattempo sono successe un po’ di cose e stamattina mi è ricapitata nel feed di qualche pagina umoristica sui programmatori e mi è venuto spontaneo salvarla per rifletterci su un po’. Cerchiamo di capire un po’ il messaggio che si vuole trasmettere condividendo questo post; lo farò analizzando le due parti separatamente.

Lavoro per soldi.

Questa prima parte asserisce come il lavoro debba essere riconosciuto economicamente. Sacrosanto ma non così comune nella cultura italiana. Mi spiego meglio. Sebbene sia espressione comune che il lavoro manuale debba essere remunerato, non lo è nell’ambito informatico o professionale, quasi fossero lavori di serie B. Ricordiamoci sempre di questo quando pronunciamo frasi come “tanto ci metti un attimo” o “lo potevo fare anch’io ma…”. Nel primo caso un professionista impiega poco tempo per via della profonda conoscenza ed esperienza (magari trentennale), nel secondo caso invece non vedo perchè si debba coinvolgere un professionista quando si possiedono le competenze per fare benissimo da soli (la scarsità di tempo non è da ravisare tra le scuse, dato che annullerebbe di fatto i presupposti per pronunciare la frase). Tornando al punto: tutti lavorano per soldi. Il resto non è lavoro ma volontariato e come tale presuppone volontarietà e non coercizione. Fino a qui quindi nulla da eccepire.

Se vuoi lealtà, assumi un cane.

No, qui proprio non ci siamo. Nonostante apprezzi la sincerità e la schiettezza dell’affermazione, la frase presuppone si sia semplicemente mercenari al soldo del miglior offerente. Fatico a capire come auspicabile affrontare la propria carriera valutando esclusivamente l’aspetto economico. Approciare il lavoro con un paradigma simile, a mio avviso, rende sterile il campo su cui si opera. Io, come datore di lavoro, PRETENDO collaboratori fedeli e leali. Fiducia e lealtà che io ripongo in loro, aspettandomi reciprocità. Lealtà non vuol dire che non si possa mai rivedere la propria carriera durante la propria vita ma che lo si debba fare in modo non truffaldino, manifestando le proprie difficoltà eventuali nella posizione in cui si trova. Comunicare per cercare una soluzione ove possibile, senza accoltellare alle spalle. Trarre vantaggio dal proprio posto, dalla propria posizione, è importante e giusto, ma lo si deve fare nella correttezza più assoluta. Secondariamente, affrontare il lavoro con questo approccio significa affrontare costantemente i propri colleghi, creando un rapporto conflittuale e competitivo oltre misura. La mancanza di lealtà instilla la diffidenza tra le parti e rende difficile la collaborazione, in ottica di miglioramento continuo. Dal mio punto di vista non c’è e non potrà mai esserci posto per dei “bastardi tagliagole” (cit.) a 3DGIS.

Se sei d’accordo con il post, forse dovresti rivedere alcune scelte di vita ma ti prego di farmi anche sapere perché non lo sei.

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