Tempo di affrontare l'analfabetismo funzionale

Fino a poco tempo fa la mia policy su social e affini è stata il silenzio.
Forse altezzosamente volevo sentirmi superiore agli altri ignorandoli. Ora non più.

Fino a poco tempo fa la mia policy su social e affini è stata il silenzio. Forse altezzosamente volevo sentirmi superiore agli altri ignorandoli.

Mi accorgo di come chiunque sia diventato esperto di ogni cosa e ne parli pur senza avere un minimo di cognizione di causa, su quella o altri argomenti. Pontificare è da sempre stata l’attività preferita dei frequentatori del bar di paese. I “mona che sa tutto” si direbbe nelle mie terre di origine. Eppure tutti vomitano sentenze o lanciano opinioni al vento, spesso piene di cattiveria, di ignoranza e di ipocrisia.

Non ho nulla contro chi parla e si esprime, confrontando la propria opinione con quella degli altri. La discussione è fondamentale per la crescita e più le opinioni sono divergenti più il confronto è costruttivo. Ma questo può avvenire solo se c’è un terreno comune sul quale edificare una discussione.

Il ragionamento è alla base di tutto; così come lo è il sentirsi ignoranti e aver il bisogno di informarsi prima di attaccare le idee degli altri.

Le idee. Perché se si sente il bisogno di attaccare la persona dietro a quelle idee allora si è dei miserabili. Dei vocianti analfabeti funzionali, incapaci di difendere la propria posizione senza offendere la controparte o l’intero mondo, virtuale o meno.

I social media hanno portato in piazza quello che già si sapeva, ma che fino ad ora era rimasto un dubbio celato nei peggiori bar sport. Internet ha sdoganato l’ignoranza e la maleducazione.

Perché lo schermo fa sentire protetti e la tastiera del telefono o del computer è così impersonale da estraniare la discussione. E così si scrivono cose che mai diresti ad un altro essere umano guardandolo negli occhi, anche trascurando gli aspetti legali, spesso penali.

Il silenzio l’ho praticato. Ho smesso. Perché non cambierà mai nulla se l’elite, di cui mio malgrado faccio involontariamente parte in quanto capace di riflettere - senza essere pecora o pappagallo, sta sempre in silenzio.

Non mi sono messo a denigrare gli altri. La necessità è quella di alzare i toni della discussione, moralmente parlando. Bisogna chiedere le fonti. Mettere in contrasto i pensieri. Demolire le fallacie logiche. E incassare gli insulti, perché non si può pretendere che dall’oggi al domani la gente cambi.

Abbiamo davanti una montagna di letame. Ognuno di noi ha in mano un cucchiaino. Ma una goccia alla volta si creano gli oceani. Scavando tutti insieme la montagna diventerà una pianura. E poi da tutto quel concime qualche fiore nascerà.

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