Un paese distrutto da faziosità e incapacità di analisi razionali.

Riflessioni amare sul vivi e lascia morire, unico destino di questa triste Italia.

Memore di quanto scritto ormai un paio d’anni fa, mi trovo amaramente a dover rivedere la mia posizione sul futuro civile e politico di questo paese.

Riporto un paragrafo di quello che avevo scritto in passato, che userò come spunto per proseguire con il mio pensiero.

Abbiamo davanti una montagna di letame. Ognuno di noi ha in mano un cucchiaino. Ma una goccia alla volta si creano gli oceani. Scavando tutti insieme la montagna diventerà una pianura. E poi da tutto quel concime qualche fiore nascerà.

Comincio a credere che mi sbagliassi. O forse non ho la forza per continuare questa battaglia contro i mulini a vento. In poche parole, mi arrendo.

Non faccio parte del gruppo “Draghi salvatore della patria”. Non sono deluso dalla composizione dell’attuale governo, che per quanto raffazzonata ha una sua logica di medio periodo, e nemmeno nutro grandi speranze. Vedremo se questa montagna partorirà il solito topolino nel gattopardesco paese italico, dove tutto cambia per non cambiare nulla. Continua a non piacermi nessuna corrente politica italica, così come non mi sento rappresentato da nessuna entità parlamentare.

Ho, a dire il vero, un po’ di fiducia in qualche gruppo non politicizzato che discute di argomenti interessanti in modo costruttivo e nei fatti. Ma questo ovviamente non cambia il sunto della questione.

Prima di arrivarci, mi preme raccontarvi un piccolo aneddoto. Si tratta del tassello mancante o della goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il vaso del fastidio (o phastidio come direbbe il buon Mario Seminerio).

Sabato leggo un lancio di una testata locale che condivide un post di un sedicente presidente di regione, indaffarato nel fare storytelling dei frutti congelantesi del Connecticut. Pura propaganda dal mio punto di vista. Banalmente oso commentare con quello che possiamo riassumere con “un presidente di regione dovrebbe occuparsi dei problemi reali, che ci sono, invece di fare story telling'.

A parte quei quattro mona che mi danno dell’ingenuo perché pensano che non sappia cosa sia un social media manager e che quindi il post non l’aveva messo davvero il presidente di quella regione (place your favorite don’t you say meme here), come se la linea comunicativa fosse avulsa dal personaggio in questione, arriva prepotente la shitstorm.

Puntualmente arrivano:

  • se non ti sta bene passa oltre e ignora
  • quali problemi ha la regione?
  • torna in africa
  • sparati in bocca
  • pezzo di merda
  • coglione
  • so io cosa fare a quelli come voi

e così via…

Ho apprezzato che qualcuno mi abbia chiesto di fare una discussione pacifica sui problemi che secondo me ha la regione in questione. Ho elencato e seppur con visioni diverse si è convenuto che non fosse una cosa campata in aria la mia critica. Un utente su tantissimi.

Mi sono quindi chiesto. Ma chi ca**o me lo fa fare di perdere tempo con questi? Fanatismo puro. Non si guarda mai nel merito delle cose. MAI.

La cosa più grave in realtà, a mio avviso, è il non voler ascoltare. Non cercare di comprendere i punti di vista altrui. Non è possibile stabilire una discussione se manca un terreno comune di gioco. E la cosa è generalizzata a tutto.

Non c’è futuro per un’Italia così. È una partita di calcio tra fanatici ultras.

La nuova strategia è quindi all’insegna del vivi e lascia morire. Basta politica e attualità sui social media, se non per i gruppi che seguo con attenzione e rispetto. Unfollow di massa per clickbaiter e hide a ogni analfabeta funzionale. Passerò più tempo ad imparare cose utili invece di rovinarmi il fegato cercando di cambiare le cose.

Il declino del paese è alimentato da questi mentecatti, che non se ne rendono conto ma si stanno stringendo un cappio al collo.

Io posso sempre andarmene, anche in Africa come qualcuno suggeriva.

Voi?

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